La finanza comportamentale e le scelte di investimento dei risparmiatori

Da sempre le teorie economiche sono state elaborate partendo dal presupposto che gli agenti economici siano persone completamente razionali. Sono teorie che si applicherebbero in un mondo perfetto.

In realtà, nel mondo reale entra in gioco l’emotività. Ricerche condotte da psicologi cognitivi hanno rivelato che la selezione delle informazioni non viene fatta su base di un valore oggettivo di importanza dei dati presi in considerazione, ma secondo delle regole di tipo intuitivo.

La finanza comportamentale serve per individuare possibili errori e aiutare ad evitarli.

In molti casi il comportamento finanziario degli individui non risponde a requisiti di razionalità: le persone spesso non considerano la scelta finanziaria come parte integrante del processo di pianificazione del proprio futuro economico, ma guardano agli investimenti finanziari come a una sfera sconnessa dal resto della propria vita economica.

Gli unici parametri che guidano la scelta dovrebbero essere valore atteso e volatilità. Se tutti gli investitore fossero razionali i mercati sarebbero meno volatili.

Paura, insicurezza, avidità, orgoglio, rammarico. Sono alcune delle emozioni che possono incidere sulle decisioni degli investitori. Soprattutto nelle fasi più concitate delle contrattazioni possono portare a scelte irrazionali e il ricordo di scelte sbagliate può influenzare anche le strategie future.

 

EURISTICHE COGNITIVE

Le decisioni non vengono prese con la logica, ma con l’intuizione.

Una euristica entra in gioco nel momento in cui si deve prendere una decisione; è una procedura che ci aiuta a semplificare le operazioni che dobbiamo svolgere per calcolare la probabilità degli eventi. Esse non rispettano tutti i passaggi del ragionamento logico, ma semplificano i calcoli. Per questa ragione le euristiche sono molto utili, ma tendono a generare errori sistematici.

Euristica della simulazione: consiste nell’immaginare scenari o situazioni alternativi che sarebbero potuti accadere, ma non sono accaduti. Tale euristica accentua le reazioni emotive positive e negative; se immaginavamo ipotetici svolgimenti più positivi allora avremo un peggioramento dello stato emotivo; se invece immaginavamo ipotetici svolgimenti più negativi allora avremo un miglioramento dello stato emotivo. Ciò spiega perché solitamente il terzo arrivato ad una gara è più contento del secondo.

Euristica della rappresentatività: induce a valutare la probabilità di un’ipotesi, in base ad un giudizio di similarità ovvero consiste nella classificazione di un caso sulla base della somiglianza con il caso tipico. Ci basiamo su stereotipi per classificare chi abbiamo davanti. Quando andate in vacanza in un paese straniero provate a dire che venite dall’Italia.

Euristica della disponibilità: sovrastima delle informazioni che abbiamo già a nostra disposizione. “Non è vero che fumare fa male: mio nonno ha fumato un pacchetto di sigarette al giorno fino a 90 anni ed è sano come un pesce”.

Euristico dell’ancoraggio: viene impiegata nei casi in cui dobbiamo esprimere un giudizio su un tema specifico. Per farlo valutiamo la nostra posizione su quel tema, rispetto a un punto di riferimento, e poi, facendo degli aggiustamenti, maturiamo la decisione finale. Il problema è che il punto che scegliamo inizialmente come riferimento condiziona fortemente il giudizio finale perché non riusciamo più a liberarci di quell’àncora mentale.

Esistono poi dei bias comportamentali cioè delle tendenze sistematiche a comportarsi in modo irrazionale con conseguenze negative sui rendimenti.

L’eccesso di ottimismo sovrastima la frequenza dei risultati positivi e sottostima quella dei risultati sfavorevoli. Molti studi si sono concentrati su questo aspetto ed hanno evidenziato che molti soggetti tendono a credere che fronteggeranno molto più probabilmente eventi futuri positivi che negativi.

 

Peccano di overconfidence le persone che hanno un’eccessiva fiducia nelle proprie abilità e sono di conseguenza troppo sicuri di sé, fino a ritenere che il loro punto di vista sia l’unico corretto.

 

L’illusione del controllo è la convinzione da parte degli individui di possedere particolari doti, quasi magiche, e per questo motivo di essere in grado di influenzare attraverso propri comportamenti eventi totalmente indipendenti da essi e supporre di essere in grado di influenzare il corso delle cose in modo ben più significativo di quanto in realtà sia.

 

Il bias di conferma afferma proprio questo principio: gli individui impiegano troppo del loro tempo nella ricerca di ragioni in grado di supportare il motivo per cui le loro opinioni sono giuste piuttosto che ricercare la verità. È nella nostra natura dare maggiore rilevanza alle  informazioni in grado di confermare la nostra tesi iniziale. L’individuo in questo caso tende a prendere decisioni non ottimali, perché tende a seguire eccessivamente il suo istinto, ignorando i segnali del mercato o le informazioni che contrastano con il suo modo di pensare, ascoltando solo ciò che gli fa più comodo.

 

Con il termine «comportamento imitativo» s‘intende quell’atteggiamento imitativo per cui le persone tendono a seguire il comportamento di un gruppo. Questo avviene perché in caso di risultati positivi si potrà affermare la propria capacità, se i risultati saranno negativi l’aver seguito l’andamento del mercato sarà una giustificazione.

 

Abbiamo visto alcune trappole in cui possiamo cadere se non gestiamo adeguatamente la nostra emotività. L’emotività ci fa perdere di vista il nostro obiettivo facendoci commettere errori che sono facilmente evitabili se si chiede l’appoggio e l’aiuto di un consulente.

Per questo motivo le scelte di investimento degli investitori dovrebbero sempre essere prese con un consulente che riesce a mantenersi obiettivo, valutare la situazione e capire cosa effettivamente è meglio per il risparmiatore.

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